Le teorie del conflitto


Le teorie del conflitto

  CARATTERI GENERALI
Le teorie del conflitto si riferiscono a prospettive sociologiche spesso molto diverse tra loro, che tendono ad evidenziare la dimensione della conflittualità all'interno della società, quindi molto lontano dal concetto della società come sistema ben congegnato e organizzato.

Secondo queste teorie, l'assetto sociale non è un sistema ben equilibrato, ma è il provvisorio risultato di precise dinamiche conflittuali, all'interno delle quali alcuni elementi si sono imposti su altri.
  LE SOCIOLOGIE DI ISPIRAZIONE MARXISTA
Il filosofo e sociologo tedesco Louis Althusser approfondisce la nozione marxiana di "ideologia", nella quale analizza sopratutto gli apparati sociali di cui gli Stati si servono per rafforzare e conservare quelle ideologia che sono funzionali ai rapporti di domino esistenti.
Questi apparati sono secondo lui, la scuola, la chiesa, il sistema dei media, le istituzioni culturali in genere. Althusser sostiene che, che questi apparti, da lui chiamati "Apparati Ideologici di Stato", affiancano gli strumenti di repressione del dissenso di cui lo Stato dispone alla fine di garantire la sopravvivenza delle strutture socio-economiche che ne sono il fondamento.
  LE SOCIOLOGIE CRITICHE STATUNITENSI
Le sociologie critiche statunitensi nascono come risposta alla tendenza dell'opinione pubblica statunitense a
rappresentare in termini idealizzati la propria realtà sociale. 
Per "sociologie critiche" si intendono gli studi sulla società statunitense, condotti da diversi autori in una arco di tempo che va dal periodo dell Grande Depressione fino alla fine degli anni 50, volti a smascherare l'immagine che gli Stati Uniti davano al mondo non era la realtà. Avevano quindi il compito di portare alla luce gli elementi di criticità.

                                            GLI STUDI DI LYND

Nel 1929 esce un libro di Robert Lynd, scritto assieme a sua moglie. L'opera presenta i risultati di un indagine svolta nella città dell'Indiana condotta tramite esperienze di osservazione e interviste alla popolazione.
Attraverso i dati raccolti la coppia mostra come la vita sociale in tutte le sue forme sia manipolata in funzione degli interessi economici dominanti e dimostrando quanto sia chiaro il contrasto fra la vita dei ceti benestanti e quella delle fasce sociali più povere.
Anche lo studioso David Riesman si muove in questo orizzonte teorico. 
Lui pubblica un libro nel 1948 in cui delinea quelle che secondo lui è il tipo umano prevalente nella moderna società occidentale: l'individuo eterodiretto, vincolato dal potere della tradizione e del passato , ma incapace di autodeterminarsi liberamente, perché massificato, spersonalizzato, bersaglio dei messaggi dei mezzi di comunicazione e inadatto a relazionarsi agli altri se non nella forma "dell'agglomerazione" implicata dalle pratiche di consumo.

L'ANALISI DI WRIGHT MILLS

Charles Wright Mills è l'esponente più significativo della sociologia critica statunitense. Con il suo libro "l'élite del potere", ci offre un quadro disincantato della società statunitense, dominata dai grandi gruppi finanziari, militari e industriali, che dettano la legge alla stessa politica.


  LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
Con la prospettiva elaborata dalla suola di Francoforte, di indica un gruppo di intellettuali che, a partire dal 1929, si raccolsero intorno a Max Horkheimer. Gli autori della scuola di Francoforte elaborarono una lucida analisi della civiltà industriale avanzata, nella quale nascono nuove e più sottile pratiche di controllo sociale.Il libro di Marcuse "l'uomo a una dimensione" sottolinea che la società occidentale viene rappresentata come una "confortevole e ragionevole" democrazia, orgogliosa di aver sconfitto il bisogno grazie al progresso economico-tecnologico, che però appiattisce l'uomo alla pura dimensione di consumatore, euforico e ottuso, la cui libertà è solo rappresentata dalla possibilità di scegliere tra prodotti diversi.

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