Le origini della nostra specie
Le origini della nostra specie
Evoluzione organica ed evoluzione culturale
La cultura viene interpretata come 2. natura e consiste di progressive esteriorizzazioni di potenzialità fisiche.↳ strumenti e tecnologie, dai più semplici ai più raffinati possono essere visti come "prolungamenti" esterni dell'intelligenza, che aumentano le capacità di adattamento all'ambiente.
Si è ritenuto che l'evoluzione culturale abbia seguito l'evoluzione organica logicamente e cronologicamente
In virtù di un cervello molto più sviluppato comparso in Africa orientale tra i 200.000 - 100.00 anni fa, riusci crearsi una seconda natura, fatta di tecniche materiali e simboliche.
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Questo ha fatto da fondo a riflessioni di antropologi culturali, fino a quando non è stata messa in discussione dalle scoperte della paleoantropologia
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paleoantropologia = disciplina che studia l'evoluzione del genere umano attraverso l'analisi dei reperti archeologici
↳ riferimento ai ritrovamenti fossili del 1959, che hanno permesso di retrodatare a 2 milioni di anni fa la comparsa del genere umano.
questi ritrovamenti hanno permesso di attribuire la qualifica di 1 rappresentante del genere umano: Homo habilis
importante ricerca: ca.1970 → ricerca sugli australopitechi, ominidi perfettamente bipedi, vissuti in Africa tra 4 milioni e 1 milione di anni fa.L'antropologo André Leroi-Gourhan fù uno dei primi studiosi a capire l'importanza dei ritrovamenti africani di australopitechi e Homo habilis.
Lui scrisse il libro "Il gesto e la parola".
in questo libro lui afferma che l'evoluzione, dal pesce (dell'Era primaria) all'uomo (dell'Era quaternaria), può essere sintetizzato nell'immagine di una serie di "liberazioni":
- interno corpo: rispetto all'elemento liquido
- mano: rispetto alla locomozione
- cervello: rispetto alla maschera facciale
L'idea che l'evoluzione culturale è iniziata al compimento di quella organica non regge, perché le scoperte paleoantropologiche danno un immagine di un'umanità in cui evoluzione organica ed evoluzione culturale procedono unitamente e interagiscono.
Le nostre origini africane
Il nostro diretto progenitore: Homo sapiens sapiens, detto anche uomo anatomicamente moderno.questo uomo moderno è vissuto per migliaia di anni in tutte le aree abitabili
Poiché i suoi resti fossili più antichi sono stati ritrovati in siti africani, gli scienziati ritengono che Homo sapiens sapiens si sia evoluto in Africa.
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e da li sia partito per colonizzare tutta la terra, spostandosi in un arco di tempo di 60.000 - 90.000 anni fa.
All'arrivo in Europa, circa 35.000 anni fa, gli uomini anatomicamente moderni, detti anche uomini di Cro-Magnon (chiamati così in base alla località francese in cui nel 1868 furono ritrovati i resti) , incontrarono i neandertaliani, unici abitanti del continente europeo, e ne provocarono l'estinzione.
L'idea di una comune origini africana dell'umanità è un'accreditata teoria scientifica.
questo è stato grazie alle ricerche di genetica intraprese più di 40 anni fa nelle vicinanze dell'Università di Stanford, in California, sotto la direzione di Luigi Luca Cavalli Sforza, un biologo e genetista italiano.
grazie allo scienziato italiano oggi sappiamo che spostamenti e migrazioni sono sempre stati presenti nella storia dell'umanità.
Il successo della specie a cui apparteniamo si spiega con due parole:
Il successo della specie a cui apparteniamo si spiega con due parole:
- pensiero
- linguaggio
Questi 2 elementi derivano dalla particolare struttura del cervello di Homo sapiens sapiens, che è di volume inferiore rispetto a quello dei neandertaliani.il cervello dell'uomo moderno ha un maggiore sviluppo di aree specializzate e di connessioni nervose.
↳ esso si distingue per la presenza nell'emisfero sinistro in 2 aree responsabili del pensiero dell'linguaggio:
- area di Wernicke: controlla la comprensione dei significati
- area di Broca: avvengono la produzione del linguaggio e l'elaborazione della sintassi.
Una teoria pseodoscientifcaIl razzismo è l'insieme delle teorie che supportano e legittimano la discriminazione
↳ viene esercitato da una popolazione che si reputa "superiore", nei confronti di un'altra popolazione ritenuta "inferiore"
↳ è un fenomeno dell'età moderna
Un medico viaggiatore francese, François Bernier, usò per la prima volta nel 1684 il termine razza, nel significato di tipologia o raggruppamento umano ben distinguibile dagli altri.
Nel secolo successive le teorie razziali si sono scontrate con quelle degli scienziati illuministi, per le classificazioni ragionate o tassonomie.
Carlo Linneo, naturalista svedese, nel sua "Sistema della natura" divide la specie umana in 6 varietà o "razze", di cui 2 anomale e 4 normali, che corrispondono ai 4 continenti.
Vengono distinte in base al colore della pelle:
- bianca europea
- rossa americana
- gialla asiatica
- nera africana
Louis Leclerc de Buffon, naturalista francese, sostenitore della monogenesi (= fondamentale unità del genere umano), nel 1749 elenca 6 popoli rappresentate di varietés:
- lapponi
- tartari
- sud-asiatici
- europei
- etiopici
- americani
Nel 1775 il naturalista e antropologo tedesco Johann Freidrich Blumenbach aggiunge alle 4 razze di Linneo una 5.:
- malese (bruna)
Nel 19. secolo il razzismo fu teorizzato, a opera del francese Joseph Arthur de Gobineau, autore del saggio sull'ineguaglianza delle razze umane.
Questo testo sostiene che vi sono razze superiore, come la bianca, e razze inferiori, come la nera.
Tra i bianchi, gli ariano rappresentano gli eletti:
- Devono mantenersi "puri" (= non mescolarsi ad altre popolazioni)
In seguito agli studi di genetica, sappiamo che la classificazioni della specie umana, come quelle degli autori del 700, sono scientificamente inconsistenti.
Il fenomeno per cui i diversi caratteri esteriori non sono distribuiti in modo omogeneo fra le popolazioni si chiama variabilità discordante. Quest'ultima rende impossibile qualunque tipo di raggruppamento basato sull'aspetto fisico.




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